Saluto del Generale Gaetano Giardino all'Armata del Grappa

Col cuore, che voi conoscete, io mando oggi a tutti voi, ed a ciascuno di voi, il mio saluto ed il mio pensiero, nel momento di separarmi da voi.
Dopo sette mesi di intima comunione nelle ansie e nelle speranze, nei propositi e nelle opere; di reciproca affettuosa fede illimitata, e provata ai più duri cimenti ed ai più alti sacrifici; di gesta per voi gloriose, e coronate dalla vittoria; voi ben pensate se avrei voluto essere io ad accompagnarvi fino alla fine nel compimento dei doveri che ancora vi incombono ed a rinviarvi poi alle vostre case ed alle vostre famiglie, con la sacra stigmate della Armata del Grappa.
Non posso. Le condizioni della mia salute mi costringono a lasciarvi.
Ma voi ascoltate ancora una volta la parola del vostro Generale, e ricordate ciò che il vostro Generale vi dice.
La guerra è finita; ma l'Italia, la grande Italia , nasce ora.
Per Lei siete stati fortissimi in guerra; per Lei dovete essere ancora più forti in pace, affinché la guerra, e i morti, e la vittoria, non siano stati invano!
Tutti vi hanno detto, di questi giorni, che l'Italia è oggi vittoriosa e grande per virtù di popolo e per valore dei soldati.
Così è, soldati miei. Ma voi sapete anche che virtù di popolo e valor di soldati sono una sola e medesima cosa; e voi sapete sopratutto che virtù e valore si sostanziano e vincono nella DISCIPLINA. Io so che per voi, soldati miei, questa parola non racchiude alcun senso di timore e disagio. So di più: la vostra collaborazione illuminata ed ardente mi ha detto che questa parola vi è cara, perché avete sentito che essa significa FEDE ed AMORE, ed all'amore avete risposto con l'amore, alla fede con la fede, bravi soldati miei.
Ebbene: questa disciplina di reciproca fede e di reciproco amore che trionfò pur nelle ferree esigenze della guerra, è necessario che sia la disciplina della pace. Questa disciplina, che fu sommo presidio al valor dei soldati, è necessario che sia vita e forza alla virtù del popolo, per l'Italia che nasce. Ed è necessario che i soldati, tornati dalla guerra, ne siano gli apostoli.
E voi fra i primi, soldati del Grappa!
L'Armata del Grappa non morrà. E' stato un formidabile strumento di guerra: più ancora è stata, ed è, e sarà, un fascio meraviglioso di anime; la sua gloria ha le radici nel vivo cuore del popolo italiano, che del Grappa, e dei soldati del Grappa, ha fatto il simbolo della patria fede e della patria fortuna. Non morrà! Voi, dunque, non la dimenticate mai, la vostra Armata ! Riconoscetevi sempre fra di voi, come fratelli, nel nome del nostro Monte, in seno al quale riposano i nostri morti; portate sempre in voi, e diffondete attorno a voi, quando tornerete nel nostro grande popolo e ne farete parte così grande, rispettata, ed ascoltata, il sentimento e la religione di quella vostra disciplina di fede e di amore, che vi ha fatti eroi; vivete ed operate sempre come se foste, ancora e sempre, i soldati del Grappa .
E ricordatevi qualche volta anche del vostro Generale, che riterrà sempre suo supremo titolo d'onore quello di essere stato il Comandante dell'Armata del Grappa, il Comandante vostro, soldati miei!
5 novembre 1918
Generale Gaetano Giardino
Comandante dell'Armata del Grappa
1 commento:
Peccato che quei fanti e alpini che furono letteralmente mandati al macello sui monti come nelle pianure, al loro ritorno a casa trovarono fame, malattia e miseria.
Disoccupazione, carovita, una situazione sociale arretrata da servitù della gleba nelle campagne, scatenò nel 1919 e 1920 rivolte operaie e contadine contro la borghesia industriale e i proprietari terrieri. La risposta alle giuste rivendicazioni di chi aveva sparso il suo sangue nel conflitto appena terminato e chiedeva giustizia e diritti, fu la nascita delle squadracce fasciste, finanziate da agrari e industriali che in breve tempo normalizzarono il paese e lo condussero alla tragedia che ben conosciamo.
Epopea conclusiva del Risorgimento a parte, il 15-18 fu una guerra pagata a caro prezzo dagli italiani e che non portò al paese alcun vantaggio, se non per i soliti pochi approfittatori.
C'è n'è da meditare, gente.
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